LA PROTOSTORIA A LESTIZZA - di Antonio De Cillia

Solo da pochi anni è iniziata in Friuli una ricerca sistematica di testimonianze della preistoria ed il materiale di pietra lavorata fin qui ricuperato appartiene prevalentemente al periodo neolitico e posteriore.
Ciò può anche dipendere dal fatto che le alluvioni seguite alla glaciazione würmiana hanno senza dubbio cancellato gran parte delle possibili vestigia umane di epoche precedenti.
Accennerò soltanto alle stazioni archeologiche protostoriche che più da vicino interessano il nostro territorio e che quindi implicitamente ne denunciano un popolamento molto antico.
Le più importanti sono certamente quelle di Pozzuolo, nei pressi del Cormor, che hanno fornito ricchi reperti, dal periodo del bronzo medio fino all'età del ferro.
Anche a Castions di Strada si è identificato un abitato del bronzo recente.
La scoperta della lavorazione dei metalli dovette scatenare una terribile competizione tra i vari gruppi umani per migliorare la tecnologia ed assicurarsi le materie prime necessarie, reperibili in terre tra loro lontanissime (si pensi al rame e allo stagno, necessari per produrre il bronzo).
La competizione non fu certamente pacifica e l'aumentata efficacia delle armi metalliche richiese l'approntamento di più efficaci opere difensive: nacquero così i castellieri.
Fu il Quarina, nei primi anni Quaranta, a iniziare lo studio di questi manufatti in Friuli.
Alcuni di essi si appoggiano a rialzi naturali (come Rive d'Arcano, Variano, i due di Pozzuolo, Ponte S. Quirino, Firmano e Orsaria), altri si trovano in aperta pianura (come Sedegliano, Savalons e Galleriano) e pertanto sono completamente opera dell'uomo.

Accennerò al nostro castelliere di Galleriano, che sorge in località "lis Rivis", in aperta campagna, ben riconoscibile nella sua pianta romboidale formata da robusti aggeri di terra, larghi alla base 12 metri circa e sopraelevati di 4-5 metri. All'interno e tutt'attorno, il terreno è interamente coltivato e il fossato che doveva correre tutt'ingiro è completamente colmato.
"Sono scomparsi il pozzo e, da quasi due secoli, una ancona medievale dedicata alla Madonna scriveva il Parroco Toffolutti - Rimane solo il letto della Lavia che passa alle falde: gli scavi che si potrebbero fare darebbero luce alla storia".
L'eccezionale ampiezza dell'area, circa 5 ha, fa supporre che il castelliere servisse di rifugio non solo agli uomini, ma anche alle loro mandrie. L'acqua piovana raccolta nella Lavia poteva servire ad abbeverarle. Speriamo che gli scavi auspicati vengano una buona volta intrapresi.