LESTIZZA - IL TERRITORIO

da 'Presenze Romane' a cura di T. Cividini ed altri

Il comprensorio territoriale del Comune di Lestizza si estende nella pianura friulana centrale, caratterizzata, dal punto di vista geomorfologico, da ghiaie permeabili di origine alluvionale ricoperte da uno strato di terra che oscilla qui tra i 40 ed i 70 cm.
Queste caratteristiche pedologiche hanno determinato lo sviluppo di un'economia basata principalmente sull'agricoltura, che ha portato ad un assetto insediativo sparso e ad una serie di interventi volti ad ottimizzare lo sfruttamento del suolo, con opere di riordino agrario e canalizzazione; tali interventi hanno notevolmente modificato la configurazione del territorio, cancellando a volte in modo definitivo i segni dell'occupazione romana nella zona, soprattutto per quanto concerne le tracce riferibili alla centuriazione.

Lo studio delle più antiche fasi della presenza umana a Lestizza risulta piuttosto problematico e difficoltoso, a fronte di un insieme di dati ancora insufficienti a delineare un panorama organico del processo di popolamento di questo settore della pianura friulana.
In particolare, per quanto riguarda la preistoria, i ritrovamenti di reperti in selce sono rari, sporadici e casuali: si ha notizia di alcune cuspidi di freccia rinvenute da A. Candussio in località Angorie; reperti in pietra rozzamente lavorata sono stati raccolti inoltre dal sig. Pol Bodetto in località Vieri, nei dintorni del Castelliere e nella zona dell'Orgnanut.
Meglio documentato risulta il periodo protostorico: il Castelliere, la cui datazione si calcola intorno alla fine del Bronzo, rientra tipologicamente tra le fortificazioni "di pianura" e conserva ancora gli aggeri in alzato.
La sua superficie interna, sullo stesso piano della campagna circostante, è di 3,84 ettari, con un perimetro di 840 m. Da questo sito si sono potuti recuperare pochi frammenti di ceramica, alcuni dei quali depositati presso il Museo di Storia Naturale a Udine e pubblicati da F. Bressan per conto dello stesso Museo.

Di notevole importanza è il recente ritrovamento di un ripostiglio, o forse solo di una parte di esso, all'esterno del castelliere, lungo il suo argine settentrionale.
Tra i materiali recuperati dal sig. Pol Bodetto vi sono un'ascia ad alette allungate ed uno scalpello a cannone, che si trovavano sovrapposti al momento della scoperta, un falcetto a lingua da presa bifida, un bracciale a sezione triangolare, un coltello ed una lama di ascia; oltre ad essi, facevano parte del ripostiglio due estremità di lingotti, molto probabilmente da identificarsi con pani a piccone, grumi e gocciolature di lega di rame.
La datazione del complesso è stabilita, grazie soprattutto a confronti con ripostigli della Slovenia orientale, alla piena età del bronzo finale in Italia, periodo cui veniva fatta risalire fino ad oggi solo in via ipotetica la realizzazione del castelliere di Galleriano.

Nella zona settentrionale del Comune, a poca distanza dalle frazioni di Nespoledo e Sclaunicco, in territorio di Basiliano, si trova la tomba a tumulo sita nei prati Tosone, genericamente datata all'età del bronzo: attualmente il rilievo, conservato per un'altezza di 4 metri sul livello di campagna, è ricoperto da vegetazione.
Un'articolata ricostruzione storica è possibile per l'epoca romana, grazie ai risultati di questa ricerca: sulla scorta delle evidenze archeologiche rilevate a seguito delle ricognizioni di superficie, sono stati censiti una trentina di siti, per i quali si è proceduto ad una classificazione tipologica in base alle dimensioni dell'area interessata dallo spargimento di materiale ed alla quantità e qualità dei reperti rinvenuti.
Le testimonianze sembrano in parte riconducibili a strutture di carattere abitativo di modesto livello, sia in termini di estensione che di tipologia dei rinvenimenti; non mancano però insediamenti che, per la vastità dell'affioramento e per la peculiarità dei ritrovamenti, sono ricollegabili a complessi funzionalmente differenziati, comprensivi, oltre che di ambienti residenziali, anche di vani destinati alle attività lavorative ed al ricovero degli animali, le cd. ville rustiche.
Il loro modello insediativo si caratterizza per l'impiego di mosaici, marmi, suspensurae e tubuli (utilizzati negli ambienti termali riscaldati), a cui è in genere associato vasellame fine da mensa spesso d'importazione, a conferma delle non comuni possibilità economiche del proprietario.
Nell'ambito delle realtà archeologiche così specificatamente inquadrate, una particolare segnalazione merita il sito localizzato nelle immediate vicinanze del Castelliere, che, al di là dell'importanza storica motivata dalla lunga occupazione dell'area e dalla ricchezza dei reperti recuperati, colpisce proprio per la sua dislocazione all'esterno della fortificazione tuttora munita di aggeri.
Né si può tralasciare, nella disamina delle strutture abitative, l'edificio, o forse l'insieme di edifici, individuati a Santa Maria di Sclaunicco, in località il Bosco, dove si rileva, ancora una volta, una notevole continuità insediativa, con materiali datati tra il II a.C. ed il V secolo d.C..

Colpisce la concentrazione di siti nella parte settentrionale del Comune, a ridosso del confine con Basiliano: è interessante notare la vicinanza alla ricca area archeologica individuata a ponente della chiesetta campestre di San Marco, in corrispondenza del Prato Tosone e dei Prati Orgnani. Anche nel comprensorio territoriale occidentale di Pozzuolo sono segnalate numerose evidenze storiche collocate a poca distanza dall'ambito considerato, quali la necropoli in località Pradetti e l'evidenza in zona "Consuma".

181 PRIMA DI CRISTO, NASCE LESTIZZA - di Marcello Bellina

Fra i coloni che hanno ricevuto la loro porzione di terra nella zona dove oggi sorge Lestizza, parecchi appartengono all'antica e nobile Gente Tizia "Gens Titia".
I loro capi decidono di porre la sede vicino a uno stagno che offre da bere agli uomini ed ai cavalli. Cosa preziosa in questa terra arida e senza fiumi. Forse quest'acqua è poco potabile, ma i legionari sanno molto bene come filtrarla e disinfettarla con l'aceto.

Poi, vicino al comando militare, vicino allo stagno prezioso, spuntano altre case e formano quello che i Romani chiamano "Castrum" cioè villaggio fortificato.
Intanto i legionari dei dintorni, quando parlano della nuova località, la chiamano "illis Tizies", cioè la residenza delle Genti Tizie. Col tempo "illis Tizies", diventa "Lis-tizies" e più tardi Listizze come, in Friulano, si chiama ancor oggi.
Lestizza è nata! La sua storia ha appena preso il via da una strana vicenda di guerra. Ne seguiranno tante altre, non meno appassionanti.

Nei secoli seguenti la conquista romana, il piccolo villaggio fortificato di Lis-tizies segue la sorte di tanti altri villaggi della Bassa friulana. Vita fatta di lavoro, di semplicità, di pace. Persino la tragica decadenza dell'Impero Romano non provoca grandi sconvolgimenti.
Abbastanza lontana dalla Stradalta, la strada - maledetta, munita di discrete fortificazioni e abitata dai discendenti degli antichi e coraggiosi legionari romani, troppo piccola e povera per provocare la cupidigia degli invasori, Lis-tizies vive la sua monotona vita quotidiana senza grandi lotte nè grandi turbamenti.
Sembra anzi diventare famosa nel II secolo dopo Cristo per la costruzione di botti in legno per la conservazione del vino. E' infatti in questo periodo che i buoni friulani inventano e costruiscono le prime botti che vengono vendute persino sui mercati di Roma dove, prima d'allora, si usavano soltanto le anfore.

I Romani avranno inventato tante cose, ma le botti sembrano essere una gloria tutta friulana. Da sempre devoti al buon vino, i nostri buoni friulani non si sono ancora mai smentiti.
Ora di Lestizza non si parlerà più per molti secoli, e cioè fino all'800, periodo in cui Lis-tizies viene ricordata in un documento della Biblioteca Arcivescovile di Udine "Villa de Lesticia".