I CONTI DI GORIZIA, SIGNORI DI BELGRADO E DI CODROIPO

di Antonio De Cillia

L'imperatore Corrado II il Salico, di fronte allo strapotere acquistato sotto gli Ottoni dal duca di Carinzia, (che era in grado perfino di impedire il passaggio degli eserciti imperiali attraverso le Alpi) decise di affidare le antiche vie di comunicazione transalpine a feudatari ecclesiastici. L'imperatore sapeva di poter controllare facilmente l'elezione dei prelati. Ad ogni modo l'impossibilità di rendere ereditari tali principati li avrebbe mantenuti deboli e quindi facilmente manovrabili. Sorsero così nel 1027 i principati vescovili di Trento e Bressanone. Negli stessi anni il Patriarca d'Aquileia vide confermati e aumentati i suoi privilegi e i suoi possessi, finché nel 1077, Enrico IV (quello di Canossa) investiva il suo fedelissimo patriarca Sigeardo dell'intera Contea del Friuli.
Poiché ai prelati non si addiceva l' "iudicium sanguinis" era stata istituita la figura dell' "avvocato della Chiesa" il quale personaggio appartenente ad illustri famiglie, avrebbe dovuto "esercitare nei territori dipendenti dall'ente ecclesiastico l'alta giustizia, mantenervi la pace, proteggere i commerci e comandare le forze militari a difesa della chiesa". Senonché tale figura degenerò ben presto e anziché agire in difesa del vescovo o patriarca, troppo spesso si schierava contro di lui, cercando piuttosto di accrescere il prestigio e il potere della propria casata.
Nel caso aquileiese l'avvocatura era tenuta dai Signori di Gorizia, che avevano il titolo di Conti in forza dei fondi che possedevano oltralpe, mentre in Friuli dovevano considerarsi Vassalli del Patriarca, anche se potenti ed insofferenti.
Tutto questo per spiegare come mai, già nel XII secolo, i Conti di Gorizia possedessero feudi nell'Alta e Bassa pianura a ridosso del Tagliamento.
Tali possessi derivavano proprio dalla avvocazia. Se, del resto, uno dei compiti istituzionali di tale carica era la difesa dei traffici, non si può certo negare l'importanza di percorsi fluviali come quelli del Tagliamento, dello Stella, del Turgnano e di percorsi stradali come la Stradalta o la via lungo il Tagliamento.
Al declinare dei traffici del porto di Aquileia aveva fatto riscontro il fiorire di Latisana e degli altri centri posti sui fiumi di risorgiva, il tutto favorito anche dall'affluenza dei "crociati" in movimento verso la Terra Santa.
I possessi dei Conti di Gorizia in questa zona, alla fine del Trecento.
Si trattava di tre raggruppamenti: il primo riguardava Latisana, con Precenicco, Muzzana, Rivarotta, Chiarmacis, Sella, Mussons e Villanova.
Al Castello di Belgrado facevano capo Rivignano, Sevegliano, Roveredo e S. Marizza.
Ci interessa particolarmente il terzo gruppo: Codroipo, da cui dipendevano Villacaccia, Nespoledo, Virco, Flambro, Talmassons, Mortegliano, Lestizza, S. Maria di Sclaunicco, Pozzuolo, Terenzano e Pradamano.
La villa di Sclaunicco era invece allora soggetta ai castelli di Varmo, mentre Galleriano, con Carpeneto, Pozzuolo e altre ville faceva parte del Capitanato di Udine.
Si può osservare come tra questi villaggi non ci fosse generalmente continuità territoriale.
Ma occorre ricordare che i possessi feudali non erano Stati moderni in miniatura: il signore vi esercitava il potere giudiziario, vi riscuoteva balzelli vari, vi reclutava armati e basta. Il potere militare non risiedeva nel possedere un territorio, ma nel tenere un certo numero di castelli in posizioni adatte e nell'avere le capacità economiche per armarli e vettovagliarli convenientemente. Quando la Serenissima, nel 1420, ricevette la dedizione della maggior parte della Patria del Friuli, i Conti di Gorizia continuarono a brigare puntigliosamente per mantenere ai loro feudi uno spiccato carattere di separatezza.
Tuttavia con una solenne cerimonia in piazza S. Marco del 1 ° novembre 1424, il
"Serenissimo signor Doge acconsentendo alle preghiere del Magnifico e potente Signor Enrico Conte di Gorizia e del Tirolo prostrato innanzi a lui" lo aveva investito come vassallo di tutti i feudi antichi che aveva posseduto sotto il patriarca.
Ma contemporaneamente i goriziani erano strettamente alleati col principale nemico continentale di Venezia, l'arciduca d'Austria.
Addirittura c'era con gli Asburgo un patto familiare di reciproca eredità in caso di estinzione, patto che scattò automaticamente nel 1500 alla morte del conte Leonardo.
Così gli Asburgo divennero eredi di tutti i possessi goriziani, gettando il seme delle lunghe guerre che insanguinarono le terre friulane e venete a seguito della famosa lega di Cambrai.
Dopo essere stata sull'orlo del disastro, Venezia riuscì a svincolarsi dalla morsa fatale e le truppe dell'Imperatore Massimiliano furono ributtate oltre la Chiusa che sbarrava il Canal del Ferro.
Il trattato di Worms (1527) sancì una funesta spartizione del territorio friulano tra la Casa d'Austria e la Repubblica Veneta. Insieme alle terre al di là dello Judrio, anche il territorio di Aquileia e vari altri villaggi della Bassa Friulana finirono sotto la sovranità asburgica, mentre alla Serenissima venivano assegnati i controversi territori di Belgrado, Codroipo, Castelnuovo, Pordenone e Monfalcone.
Di qui una situazione assurda per l'indeterminatezza dei confini e l'intrico di privilegi giurisdizionali, con i lamenti dei Patriarchi tagliati fuori dalla loro sede storica e col malessere delle popolazioni, costrette a subire le reciproche prepotenze e ripicche e i reciproci oltraggi militari e fiscali, in contrasto stridente col mondo europeo, ormai segnato dalla crescita di compatti blocchi territoriali.