I CENSIMENTI A LESTIZZA

di Antonio De Cillia

I censimenti sono strumenti insostituibili per fotografare in un certo momento la situazione di un determinato ambito spaziale, consentendo di quantificare con un certo grado di approssimazione la reciproca importanza delle varie componenti della vita economica e sociale di quel territorio.
Purtroppo la larga autonomia concessa al Contado di Belgrado, che si estendeva anche all'esenzione da gran parte delle indagini statistiche ordinate dal governo centrale, ci priva di molte notizie che sono reperibili per altri territori.
In alcuni casi però e per gravi motivi, le esenzioni venivano a cadere ed allora anche per noi si apre qualche spiraglio di conoscenza.
Ad esempio, per il 1716, essendo stato ordinato anche ai nostri Parroci e Curati "di dover far nota distinta di quelli che maneggiavano Arti, ho potuto reperire la situazione denunciata per Lestizza, Santa Maria e Sclaunicco.

Arti Lestizza S. Maria Sclaunicco
Fornai 2 1 2
Tessitori 4 2 2
Fabbri 2 3 -
Sarti 2 4 -
Falegnami 2 2 -
Muratori 1 3 -
Calzolai 3 3 -
Bottigliere 1 - -
       
<b>Totale anno 1716</b> <b>17</b> <b>18</b> <b>4</b>

Alcune notazioni interessanti:
a Lestizza i due fornai non erano altro che la Nob. Sig.ra Alessandra Fabbris e Donna Maria Ved. del q.Gio Domenico Pertoldo: ambedue fabbricavano "pani venali".
Il "bottigliere" era Domenico Cochis che "spazza Vino et sale".
Tre dei tessitori e i due sarti erano "Cargnelli" cioè forestieri ben distinti dai "vicini". Tutti gli altri erano locali e, a part time, lavoravano anche la terra.
Gli artigiani di S. Maria si affrettano tutti ad "attestare con giuramento che non si trova ad avanzar niente nel suo Mestiere" dopo mantenuta la famiglia e pagati i dazi.
A Sclaunicco uno dei fornai e i due tessitori sono "cargnelli", tutti e tre "poveri miserabili, che giurano che nel Capo dello anno sono più debitori che creditori e specialmente debitori per la biada che trovano a credenza per vivere e sostenersi" non avendo terre proprie.
Per quanto riguarda l'unico elemento locale, il "pistore" Domenico Tavano è costretto a
"lavorare le terre per vivere, havendo considerato in quanto alla Pistoria, che fatti li pagamenti dei Dacij e granelle, nel Capo dell'anno a pena si trova avanzare L. 5".

L'evasione fiscale non è certamente nata oggi, ma comunque questi artigiani non dovevano nuotare nell'oro, se si tiene conto che Lestizza e S. Maria contavano ciascuna appena 550 abitanti e Sclaunicco circa 300, per cui la concorrenza tra di loro doveva essere abbastanza dura.
Notevole anche il fatto che la maggioranza dei tessitori e dei sarti fosse "cargnella": un prodotto della ormai tradizionale emigrazione carnica verso le terre imperiali che negli anni successivi avrebbe fornito abbondante e preziosa manodopera alla iniziativa di Jacopo Linussio.
Nel 1721, essendo andato deserto l'incanto del dazio del Pestrino, tutti i fornai sono chiamati a comparire in Cancelleria "a formalizzare gli loro accordati giusto il praticato". Risulta che "fabbrica pane" donna Maria Pertolda a Lestizza, Susana q. Pietro Modesto a S. Maria e Domenico Tavano a Sclaunicco. A Nespoledo e Villacaccia non c'è alcun fornaio.
Nell'archivio della Contea si trovano, scaglionate nel tempo, varie altre richieste di censimenti sia "per descrizzione di tutte le Persone" (1720) sia per la formazione dei "Cattastici de Benni Feudali e Censuali (1740 - 1769) sia per la "Descrizione del Numero e qualità delle Persone, degli Animali, degli Edifizi, e delle Arti così liberali come Meccaniche" (1789). Mancano, purtroppo, le risposte dei Parroci.
C'è invece una lettera del Capitanio in data 3 settembre 1724 che attesta come, nel Contado "non s'attrovano Osti, Postieri, Nolleggini et altri che diano Cavalli a Nollo, Sedili, Carrozze, Carretti e che per professione nolleggino e abbiano Poste o Stalle che servano per ricovero e rinfoglio ad Animali di qualunque specie".
Evidentemente Codroipo e Palma erano più che sufficienti a garantire il traffico sulla Stradalta.
E' da segnalare come, per ordine del Senato, evidentemente affezionato ad una politica rigidamente protezionistica, fossero vietate le "vendite alla minuta delle forestiere manifatture consistenti in tele, calce, sete, fazzoletti, grembiuli ed altre merci somiglianti" come scriveva il Capitanio il 21 marzo 1745. Cinque anni dopo i 5 Savi alla Mercanzia, per proteggere le manifatture tra i Sudditi che "con la perfezione dei già introdotti lavori eguagliassero quelli de' Forestieri" disponevano che tutte le Estere manifatture di Lana, Pelo o Stame d'Angora dovessero esser bollate in piombo, per avvenuto pagamento del Dazio. Chi volesse istituire "Fabriche di Camelotti" ad imitazione degli Esteri, doveva sottoporre ai 5 Savi le campionature e dimostrare la disponibilità di capitali.
In caso "si potesse sperare perfezione" sarebbero stati concessi privilegi e regole, anche "sul piede delli già concessi alla Fabbrica Linussio".
L'anno 1782 fu un anno di grave carestia, tanto che il Magistrato alle Biave dovette correre in soccorso di molti Comuni, fornendo certi quantitativi di miglio, da restituire entro tre anni. Ma il 6 aprile 1791 il Luogotenente Francesco Rota lamentava che, nonostante "nel frattempo fossero stati anni fertili ne' Prodotti di grani" i Comuni di Paradiso e Torsa dovevano ancora restituire 313 staia di miglio, mentre si stava profilando una nuova grave carenza di cereali.
Vi è traccia di tale difficoltà nella richiesta da parte del Magistrato alle Biave di un censimento dei "frumenti e segale attualmente esistenti nelli granaj" fatto allo scopo di ostacolare la loro vendita fuori dello Stato.
Il Luogotenente Paolo Antonio Erizzo raccomandava di operare "in modo che (il censimento) venghi eseguito senza turbamento della proprietà e quiete dei possidenti e col maggior fervido impegno per incontrare la Publica volontà". Il risultato del censimento nei nostri Villaggi è raccolto nella seguente tabella che si riferisce ai primi giorni del gennaio 1793.

Villa Frumento (staia) Segale (staia)
Nespoledo 380 46
Lestizza 156 153
S. Maria di Sclaunicco 23 -
Bertiolo 74 27
Flambro 765 -
Bicinicco 6 3

A Nespoledo, su 19 granai censiti, spiccavano quello del sig. Giacomo Tosone che conservava 250 staia di grano, altri quattro con circa 20 staia e due con 15 staia, mentre tutti gli altri ne avevano quantità minime.
A Lestizza erano censiti 12 granai e tra questi il sig. Franco Romano conservava 50 staia di grano mentre altre quattro persone detenevano da 18 a 30 staia. Per quanto riguardava la segala, il Nob. Nicolò Fabris la possedeva quasi tutta: 150 staia.
A S. Maria di Sclaunicco, invece, su 15 granai censiti, c'era soltanto il "Rev.mo Sig. Pievano" che conservava 15 staia di grano, mentre quattro persone ne avevano da 1 a 3 staia e tutti gli altri dieci ne custodivano meno di tre pesenali.
A Flambro spiccava il granaio del sig. Lorenzo Laurenti con ben 406 staia, ma anche gli altri sette censiti non scherzavano, con scorte da 20 a 100 staia.
La situazione doveva essersi fatta vieppiù critica se il giorno 1 marzo il Luogotenente ripeteva la richiesta, allargandola anche al sorgoturco che, inspiegabilmente, era stato escluso dalla precedente indagine, ancorché fosse il principale alimento della gente comune.
Questa volta occorreva valutare anche le eventuali probabili deficienze rispetto a quanto necessario "a cadauna popolazione sino al tempo rispetto della nuova produzione".
Il 19 marzo, l'ufficio di Belgrado comunicava i risultati dell'indagine richiesta, riassunti nella seguente tabella.

Marzo 1793 Frumento (staia) Frumento (staia) Frumento (staia) Sorgoturco (staia) Sorgoturco (staia) Sorgoturco (staia) Segale
Villa Esistente Consumo Differenze Esistente Consumo Differenze Esistenze
Lestizza 101 28 +73 1431 1953 - 522 151
S. Maria 6 25 -19 662 1746 -1084 -
Sclaunicco - 12 -12 371 952 -581 -
Nespoledo 267 18 +249 2246 1470 +776 20
Villacaccia 35 16 +19 663 976 -313 31
Contado 688 461 +227 14853 23419 -8566 269

La tabella conferma chiaramente quali fossero i consumi popolari: il sorgoturco (e cioè la polenta) veniva consumato in quantità 50 volte superiore al frumento (pane bianco) e tuttavia la quantità di mais prodotta non era sufficiente, se non a Nespoledo. Probabilmente per colpa del terreno poco profondo che subiva pesantemente le conseguenze della siccità, in assenza di irrigazione. L'acqua del Ledra sarebbe arrivata oltre un secolo dopo ...