La necropoli di Sclaunicco raccontata da chi l'ha vista

di Romeo Pol Bodetto - Las Rives 1998

La necropoli di Sclaunicco, scoperta casualmente nel corso dello scavo per la costruzione di una casetta bifamiliare in via Monte Nero, è stato un evento inaspettato e straordinario in paese. Ecco quello che ricordo di quel momento, quando a mio rischio e pericolo sotto la scavatrice sono riuscito a recuperare alcuni reperti.
Quello che mi è rimasto più impresso sono state due tombe chiuse da tegoloni (forse alla cappuccina) e contenenti ognuna un balsamario e una lucerna. Lo scheletro del defunto, a quanto si poteva vedere, presentava le ossa e il cranio ancora ben conservati. Poi ho notato una tomba a incinerazione, con i materiali deposti fra due paia di embrici, due sotto e due sopra, contenente anch'essa un balsamario, inoltre un ornamento. Un po' distante dalle due tombe centrali, in direzione nord-est, venne alla luce una struttura fatta di parecchi tegoloni rotti, come fossero stati riutilizzati e fissati con malta: formavano come una doppia tomba o una specie di raccoglitore di ossa, un ossario come si usa anche oggi nei nostri cimiteri. Di ossa ce n'erano parecchie, di sicuro appartenenti a più di un inumato.

Mentre recuperavo l'urna cineraria, che recava la scritta Q. ANTONIUS, nel mucchietto delle ossa bruciate si trovarono una pisside in osso, uno spillone, un balsamario bruciato e un dente canino alto 2 cm, e di 5 mm di diametro, pitturato d'azzurro (bucato come per servire da ciondolo) e un balsamario ancora integro. Trovai inoltre vari grani di pasta azzurra a sud-est della tomba fra embrici descritta, assieme ad una foglia ornamentale grande e lavorata e a una lucerna ancora più accuratamente decorata: tutto questo era nella nuda terra a una profondità di 70 cm. Il cranio dell'inumato presentava ancora dei capelli attaccati. Lo strigile lo trovai a 7-8 m. dalle tombe centrali, spostato a nord-ovest, insieme a una tazza nera frantumata. Gli altri reperti li recuperai fra una palata e l'altra mentre il palista caricava il materiale: in quel momento potevo agevolmente vedere se insieme alla terra c'erano reperti e recuperarli velocemente.

Un'altra cosa che mi rimase impressa è il fatto che, partendo dalle tombe più antiche situate a nord-est e girando in senso antiorario, le tombe si abbassavano sempre più, fino a ritornare a sud-est con la tomba più profonda, dove recuperai un sax, che fuoriusciva parallelo sulla destra accanto a due ossa umane, penso si trattasse di femori. Altra cosa che colpì la mia attenzione fu lo stato di conservazione degli inumati più profondi, si può dire come fossero stati sepolti 50 anni prima anziché molti secoli fa: le ossa molto integre, che poi però al sole e all'aria si deteriorarono immediatamente.
Tutti questi poveri resti furono raccolti e portati nell'ossario del cimitero di Sclaunicco. Nel posto in cui fu portato il materiale di scavo si individuarono due monete (datate al periodo dell'impero di Claudio e di Costantino), la cui destinazione oggi non è nota. È stato consegnato al Museo di Aquileia quanto ho raccolto: i reperti sono stati studiati da M. Buora.