Elena Fabris Bellavitis: con penna leggera scrisse storie di anime

di Paola Beltrame - Las Rives 1998

La vita
Elena Laura Eleonora Anna nobile Fabris 2 nacque il 25 giugno 1861 nella villa avita di Lestizza, settima figlia del nobile dott. Nicolò Francesco(1818-1908), per molti anni deputato al Parlamento e Sindaco di Lestizza, e della baronessa Felicita Del Mestri di Schönberg (1822-1902).
Padrino e madrina di battesimo furono il nobile Antonio Masotti di Pozzuolo e la signora Eleonora Folini, moglie di Sebastiano Pagani, possidente di Sclaunicco.

Quando venne al mondo Elena, dal matrimonio fra il nobile Nicolò Francesco e la baronessa Felicita, avvenuto il 20 maggio 1850, erano già nati Elisabetta (1851-1882), Luigi (1852, fu giudice conciliatore e sposò Angela Pertoldi di Lestizza), Riccardo (1853-1911) irredentista con Oberdan; da lui discende l'attuale famiglia Fabris di Lestizza, Francesco (1855, combattè in Eritrea), Elena (nata e morta nel 1857), Carlo (1858-1920, scrisse di argomenti sociali); dopo di Elena Laura Eleonora Anna nacquero Eugenio (nato e morto nel 1863) e Vittorio (nato e morto nel 1866). Poiché la baronessa Felicita Del Mestri era figlia del barone Riccardo e della contessa Laura di Polcenigo e Fanna, sorella della contessa Elisabetta di Polcenigo e Fanna, moglie del nobile Luigi Fabris, i due genitori della contessa Elena Fabris erano cugini di primo grado.

Il 9 ottobre 1883 Elena Fabris si unì in matrimonio a Lestizza con il conte Antonio Pio Bellavitis.
In occasione delle nozze i cugini Masotti pubblicarono un grazioso sonetto, dettato dall'Abate Giuseppe Collini, mansionario della Cappella di Casa Masotti, basato sul gioco di parole "Bellavitis" e "bella vite"; i fratelli della sposa pubblicarono altri quattro sonetti.
L'unione fra Antonio ed Elena fu allietata dalla nascita di tre figli: Felicita Anna Elisabetta Francesca, Mario Nicolò Riccardo e ed Egle Benvenuta.
La contessa Elena Bellavitis Fabris fu moglie e madre amorosissima; con il marito ed i figli divise la sua breve vita tra la casa di Udine e le amate villeggiature di Lestizza e di Sarone, ospite della zia contessa Luigia nata Zeffiri, vedova del conte Francesco Lotario Uberto. Accanto all'amore per la famiglia essa, nutrita di una buona cultura umanistica in parte derivata dagli studi compiuti nel Collegio Uccellis di Udine, coltivò la passione per le lettere, rivelandosi ben presto una fine scrittrice, dotata di sensibilità dolce e meditativa.

Fra il 1884 e il 1904
pubblicò i romanzi Un genio (1887), Brutta (1889) e Zia Lavinia (1891) e molte novelle, bozzetti, descrizioni e studi di costumi soprattutto friulani, oltre ad articoli di cronaca e critica letteraria ed artistica, la maggior parte dei quali apparvero nel Giornale di Udine e in Pagine Friulane. Alcune delle sue composizioni, come La Paveute, furono citati in opere a respiro nazionale, come la Bibliografia delle tradizioni popolari d'Italia del Pitré.
Una raccolta di tali scritti, selezionata dal figlio Mario Nicolò Riccardo, fu pubblicata postuma nel 1927 con il titolo: Elena Fabris Bellavitis - Scritti scelti - vol. 1 - Novelle e Bozzetti ".
Nel febbraio 1904 si recò con la famiglia a Bologna per quello che avrebbe dovuto essere un breve e lieto soggiorno; qui invece fu colta da un'improvvisa malattia che in brevissimo tempo la portò alla morte, il 25 febbraio 1904.

Non aveva ancora quarantatre anni. Le ceneri della contessa Elena Fabris Bellavitis furono deposte, secondo il suo volere, nel cimitero della natìa Lestizza ove si trovano tuttora. La sua morte repentina suscitò vivissima impressione non solo nei parenti e negli amici, ma anche nel mondo culturale friulano. Numerosi furono gli articoli biografici e i necrologi pubblicati in sua memoria. Ma la più commossa celebrazione fu quella pronunciata da Anna Mander Cecchetti davanti all'Accademia di Udine riunita in seduta plenaria il 25 febbraio 1905.
Nel centenario della nascita, l'11 giugno 1961, al nome della contessa Elena Fabris Bellavitis fu intitolata la Scuola Secondaria Statale di avviamento professionale a tipo industriale femminile di Udine, in via Maniago 21. Naturalmente i più colpiti dalla sua repentina scomparsa furono il marito, conte Antonio Pio, ed i figli Mario Nicolò Riccardo, Felicita Anna Elisabetta Francesca ed Egle Benvenuta, che per tutta la vita ne venerarono la memoria.