Un gioco antichissimo: il "tuto"

di Pietro Marangone - Las Rives 1998

Scorrendo l'articolo "Giûcs di une volte" su Las Rives '97 è strano non trovare cenno al "tuto", un gioco che prendeva i bambini per molte ore pomeridiane, al calduccio della stalla, nelle fredde giornate invernali.
Perché non cada nel dimenticatoio, è opportuno richiamarlo in vita descrivendolo.
Il "tuto" o "toto" era un dado di legno attraversato da un piolino, pure di legno, con una estremità corta ed appuntita e l'altra più lunga, in modo che, stringendola tra il pollice e l'indice si potesse imprimere al dado un moto rotatorio; a fine corsa il dado si corica su una delle facce laterali mettendo in mostra una lettera, impressa su ciascuna delle facce laterali.
Le lettere stampigliate sulle facce del cubo sono N, P, A, T, cioè iniziali rispettivamente dei termini latini : Nihil, Pone, Accipe, Totum.
I bambini traducevano in "nichil", "poe" "apice", "tuto".
Il gioco era corredato da un certo numero di fiches o poste (bottoni, fagioli, ecc.), tre delle quali dovevano restare sul banco. Ogni posta valeva un punto. Alla fine della partita era vincente colui che aveva il maggior numero di punti.
Valore delle lettere:
N = nihil = nessuno vince;
P = pone = paga una posta all'avversario;
A = accipe = riceve una posta dall'avversario;
T = totum = vince tutte le poste sul banco.