Siôr Serilo di Gnespolêt, un cramar di planure

di Ettore Ferro - Las Rives 1998

Vendere capelli, un mestiere non comune: lo svolse Ciriaco Novello, nato a Nespoledo nel 1880, figlio di Giovanni (detto Neto), e terzo di quattro fratelli. Fu sposato con Maddalena Ciani, detta Nene, eccellente cuoca che lavorò alle dipendenze del conte Cicogna di Risano; ebbero 10 figli, di cui la prima fu Gemma, classe 1904 e l'ultimogenito è Vitaliano, classe 1928.

Il padre era sarto ambulante e lavorava nelle famiglie, anche in paesi vicini. Il giovane Ciriaco, meglio conosciuto come Serilo, accompagnando il padre in giro nelle case notava che alle donne serviva sempre qualcosa per rapeçâ, ossia per rammendare: forse nacque così l'idea di vendere filo, bottoni, aghi, spilli e fettuccia.
Il pagamento avveniva anche per scambio, infatti Ciriaco acquistava i capelli che le donne, pettinandosi, mettevano da parte. Lentamente allargò la sua attività nei paesi limitrofi, dove giungeva in particolare nei giorni di pioggia, quando sapeva di poter trovare le donne a casa; a Mortegliano in particolare impiegava due giorni per visitare tutte le famiglie.
La guerra '15-'18 interruppe il suo commercio (prima e durante il conflitto abitò a Risano).
Nel 1919 ritornò a Nespoledo, riprese l'attività coinvolgendo la moglie.

Allestì così la rivendita in casa, adattando un armadio a vetrina, che conteneva, oltre alla solita merceria, anche quaderni, pennini, carta assorbente e palline di terracotta che i bambini comperavano per giocare a tichigne. Nene gestiva con capacità e stile sia la rivendita, sia la famiglia via via sempre più numerosa.
Il numero dei figli non preoccupò mai Ciriaco, anzi secondo lui la prole portava ricchezza, e a dimostrazione di questo ad ogni nascita acquistava un pezzo di terra. Erano anni difficili, particolarmente nel mondo rurale: la guerra aveva portato con sé l'invasione austro-ungarica, le razzie di bestiame e di averi, lasciando fame ed epidemie (come tifo e spagnola), miseria e alta mortalità infantile.
Serilo continuò fino all'inizio degli anni Trenta a girovagare per il Medio Friuli con la sua bicicletta: davanti aveva la cassetta in legno con tutti i suoi articoli, nel contenitore posteriore teneva i capelli ed il bilancino per pesarli. Per il commercio di capelli aveva come acquirente la ditta Guarnero di Udine, che a sua volta li rivendeva ad un'azienda di Cremona.
Il materiale veniva impiegato per fabbricare parrucche e per fare le chiome alle bambole, destinate a clienti nobili e borghesi.

A proposito di questa singolare compravendita di capelli, Ciriaco raccontava un curioso aneddoto. C'era una bella ragazza con delle splendide trecce, che Ciriaco spesso proponeva di comprare, ma lei rifiutava regolarmente. La fanciulla era fidanzata e prossima al matrimonio, ma - si sa senza corredo le nozze sarebbero state impossibili... Ma Serilo, che nel frattempo aveva ricevuto ordine di acquistare quelle trecce a qualsiasi prezzo, le fece un'ultima offerta: talmente alta da non poterla rifiutare. La ragazza cedette le bellissime trecce al valore, in quei tempi, di metà corredo.

Allora erano poche le famiglie che mangiavano a sufficienza, e pochissime le case dove compariva, seppur poco, il pane in tavola (a Nespoledo lo portavano due fornai: Augusto (Gusto) da Pozzecco o Batelon da Basiliano). Tra queste poche, fortunate famiglie c'era anche quella di Ciriaco Novello, che con il suo lavoro e l'aiuto della moglie non fece mai mancare il necessario alla pur numerosa prole, e lasciò il ricordo di una vita dignitosa in un periodo certamente non facile.