LA VILLA FABRIS

di Marcello Bellina

Non si può parlare della famiglia Fabris senza fare un cenno sulla villa e relativa chiesetta.
Il palazzo Fabris, almeno nella sua forma primitiva, risale al 1400. E' caratteristico per la sua torretta e la muraglia che la circonda, sormontata da sei statue in tufo di provenienza incerta ma di indubbia antichità e valore.
A quel tempo, probabilmente, la strada non passava dove corre oggi, ma sul lato opposto del Palazzo, e puntava dritto verso la "Paluzzana". La strada attuale che va a Mortegliano, non c'era ed il Palazzo era in diretta comunicazione con la chiesetta di S. Giacomo, separata solo da un parco o da un cortile.
All'interno della villa si trovano ancora pregevoli quadri di qualche membro meritevole della nobile famiglia.

La chiesa di S. Giacomo
Di fronte al palazzo, sorge ancora la chiesetta di S. Giacomo.
Sul pavimento si legge una data precisa: IX ottobre MDCLXXV, cioè 9 ottobre 1675, ma sembra che sotto ci siano tracce di un pavimento più antico. La chiesetta ha dunque certamente tre secoli di vita, forse molto di più.
Un'altra iscrizione scolpita sopra una rozza pietra tombale dice: "Reverendo Giovanni Battista Betramino, decoratore della Basilica di Lestizza, è passato a miglior vita il giorno 9 ottobre 1675. Le sue ceneri si trovano qui sotto". Si tratta del decoratore della chiesa parrocchiale di Lestizza. o della chiesetta di S. Giacomo? Difficile indovinare.
Nell'interno, sopra la porta, sta scritto: "Questa casa di Dio è stata edificata in onore di San Giacomo Apostolo, nell'anno 1609".

Il coro però è certamente del secolo XIV e le predelle sono ancor più antiche degli altari.
La sua costruzione o riedificazione è quasi unanimemente attribuita alla famiglia Fabris, anche se alcuni sussurrano, più o meno malignamente, che non vi fu estranea. la famiglia dei Conti Bellavitis. In ogni caso apparteneva alla famigia Fabris che vi godeva di vari privilegi ed aveva il diritto, per i suoi componenti, di ricevere il sacramento del battesimo e di celebravi le nozze ed i riti funebri.
La chiesa fu solennemente consacrata dal Patriarca Aquileiese Marco Gradenigo il giorno 15 aprile 1652.
La chiesetta di S. Giacomo è una tipica chiesa del 500, senza grande valore architettonico, costruita in tempi di... miseria. Sulla facciata c'era il campanile a vela e un finestrone quadrato. Nel 1920 fu costruito l'attuale campanile e modificata la chiesa.
Furono spesi parecchi soldi. Ora bisognerebbe spenderne di più per riportarla allo stato primitivo, con le vecchie e preziose caratteristiche.

Entrando dalla porta principale, a destra, appare un grandioso crocifisso di gesso e più avanti l'altare di Sant'Agnese e Sante, del seicento, che ospita la statuetta della Sant'Agnese della Paluzzana, rovinata da varie mani di vernice.
Al centro troviamo l'altare maggiore con la sua magnifica pala in legno dorato. Sembra opera del Pellegrino, ma fu più tardi ritoccata da un pittore poco esperto e in parte rovinata. Vi sono raffigurati San Giacomo, S. Carlo Borromeo e S. Gottardo.
La predella, antica, preziosa e malridotta raffigura il martirio di S. Giacomo.
Nel primo altare a sinistra troviamo il ritratto di S. Gregorio Papa, opera del seicento e nel secondo altare, alla stessa mano, possiamo ammirare una raffigurazione della Madonna del Carmine della scuola veneziana del '700.
In conclusione una chiesetta preziosa che sta cadendo in rovina per mancanza di fondi. Il terremoto ne ha peggiorato di molto la situazione.